Emilio, psichiatra a Palma di Maiorca
Intervista a cura di Mary Marchesano
Da quanto tempo vivi a Palma di Maiorca? E perché proprio Palma?
Vivo a Palma dal principio del 2009. Decisi di trasferirmi all’estero per una serie di problemi tra lavorativi e personali. Sono medico, e dopo aver lavorato per 18 anni in un ospedale antico della città, il San Giacomo, come tutti i medici di quell’ospedale dovetti affrontare lo scandalo della sua chiusura per motivi speculativi, poi non andati in porto. Fu un evento traumatico per tutti noi, e in Youtube si può trovare materiale che racconti cosa è stata quella scandalosa decisione, nata dallo scambio di interessi privati e politici, trasversali a vari partiti, come quando si tratta di affari. Sono stato così spostato d’ufficio a lavorare in tre dispositivi, insoddisfacenti da un punto di vista sanitario e pericolosi dal punto di vista legale, come quasi tutti i centri psichiatrici italiani (sono psichiatra), in cui anche quel poco lavoro medico che riuscivamo a fare in ospedale era impossibile. Così, spinto da questa situazione, e dal fatto che Roma era diventata una città di estrema difficoltà pratica, decisi che era tempo di migrare. Non ho simpatia per i paesi nord europei, per clima e stile di vita, e in più per il mio lavoro avevo necessità di una lingua di cui poter maneggiare le sfumature. Dall’Europa arrivarono offerte da Gran Bretagna, Svezia, Norvegia, e anche Polonia, ma per i motivi di cui dicevo decisi per la Spagna, un buon compromesso tra mediterraneità e capacità pratica organizzativa. Tra le varie offerte arrivò quella di Palma. Un ospedale pubblico, nuovo e ben organizzato, con lavoro didattico con specializzandi e attività scientifica, e un capo servizio simpatico e dinamico. Scelsi anche per la città, di medie dimensioni (400.000 ab), internazionale: qui in Mallorca vivono una numerosa comunità tedesca, e poi inglese, svedese, anche italiana, pochi francesi. Mi sembrò una condizione ottimale, volendo evitare una metropoli come Madrid o Barcellona, in cui già si sentiva pesante il tema “leghista” autonomista incentrato sulla necessità di conoscere questo idioma regionale catalano per i posti pubblici.
Di che cosa ti occupi a Palma?
Lavoro come psichiatra in un ospedale pubblico, e ho pratica privata, principalmente psicoterapeutica. Qui non esiste l’ipocrisia di voler limitare la tua attività quando già hai dato il tempo di lavoro per cui sei pagato allo stato. In più nel servizio pubblico ti viene consentito di dedicarti alle attività che vuoi sviluppare (tecniche specifiche, ambulatorio su patologie specifiche, etc), una volta garantito il tuo lavoro base: una cosa che in Italia viene anzi attivamente scoraggiata, anche se non costa una lira in più.
E’ complicato trovare lavoro a Palma?
Dopo l’arrivo della crisi è diventato più complicato. Il denaro che prima veniva investito per ampliamenti dei servizi ha subito una drastica contrazione, gli stipendi pubblici sono stati non congelati come in Italia, ma ridotti, e ancora non hanno raggiunto il livello salariale di prima della crisi con i suoi tagli alla spesa pubblica. Peraltro al momento tutta l’economia spagnola registra un progresso, maggiore dell’Italia, e Mallorca in special modo, essendo legata a investimenti europei e non solo nazionali. Una economia basata su turismo che risente di migliori condizioni in ambito più generale che il paese spagnolo, è la base che spiega questo fenomeno, e il costo del settore immobiliare, dopo essere caduto negli anni passati, ha ripreso a salire.
Raccontaci le impressioni che hai avuto la prima volta che sei arrivato a Palma?
Lo descrivo con un aneddoto, del giorno stesso del mio arrivo Palma. Sbarco con la mia auto carica da emigrante alle 6,30 del mattino, e vado a casa della collega che mi ospiterà per i primi giorni. Depositato tutto il carico, vado in ospedale, da dove il mio capo mi accompagna per gli adempimenti legali e burocratici. In una stessa mattina riesco ad avere:
a) Il permesso di soggiorno e lavoro,
b) L’iscrizione alla Seguridad Social (assistenza e pensione)
c) Contratto di lavoro
d) Residenza nel comune
Impensabile in Italia…
Hai mai avuto dei ripensamenti sulla scelta che hai fatto?
Solo per la qualità dei rapporti umani, e per motivi culturali, rispetto all’Italia e al tessuto di amici costruiti nei tanti anni. Qui non conoscevo nessuno, e a differenza delle città spagnole, Palma è una città molto chiusa socialmente, che vive per mondi separati. E la vita culturale, in una città cercata spesso come rifugio per la tranquillità e la natura, è praticamente nulla, cosa che non favorisce gli incontri fuori dai circoli. Con il tempo ormai è un problema superato, ma costa.
Che consiglio daresti a un italiano che decide di trasferirsi all’estero?
Di non perdere tempo, di informarsi bene su cosa vuole fare, di fare fruttare bene le sue conoscenze e capacità. E di non accettare lavori inferiori alla sua preparazione, se non è per salvarsi dalla fame. Un’altra cosa: gli italiani all’estero non si cercano, quelli della nuova emigrazione, non fanno circolo o conventicole. Ma si incontrano con parsimonia e calore; e fuori le distinzioni tra nord e sud si perdono in buona parte.